La Bardot padana
Marzo 2008
Nella mia città era famosa la Gina, assai nota per le doti goderecce legate ai piaceri della vita.
Lei, da giovane definita la Bardot padana per la bellezza bionda sfavillante, riceveva i clienti più facoltosi di tutta la regione.
E si mormorava che coi loro soldi avesse cresciuto e mantenuto la figliola in un collegio svizzero.Poi il declino, povera Gina dalla Spider rossa, perdendo tutto il suo denaro per il fottuto amore verso un protettore, finendo così in miseria.
Ormai anziana abitava sopra casa mia e si dava il rossetto col pennarello.
Una notte a Capodanno, mi suonò al campanello terrorizzata dai fuochi d'artificio, scambiandoli per bombe.
Per tranquillizzarla, le offrii un bicchiere di champagne.Ricordo che mi diceva: "Ma che bei capelli lunghi, ha la parrucca?".
E mi domandava sempre notizie di mio marito, che però era il mio figliolo sebbene brizzolato.
Mi confidava inoltre che non si sarebbe mai sposata, perchè voleva restare indipendente.
Un giorno mi rivelò di avere male alla pancia e di voler andare dal dottore.
La Gina terminò i suoi stentati giorni in una soffitta, in compagnia di un cane anziano spelacchiato, come la sua vecchia pelliccia leopardata.
Il cagnolino, quale primo caso al mondo, si suicidò, gettandosi dal cestino della bicicletta ferma al semaforo sotto a un camion.
Alla Gina fu fatto il funerale a carico del Comune e la figlia nemmeno presenziò all'estremo saluto.
Ma un suo vecchio fedele innamorato ex cliente che ancora l'adorava, l'accompagnò nell'ultimo viaggio, costruendole lapide e monumento.
L'amico saldatore, con le proprie mani forgiò il metallo della piramide blu, con la foto della Gina e la scritta incisa che lei era più bella di una macchina da corsa.
Alla pari della più illustre e riverita signora padana.
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