1991 Venti di guerra
15 gennaio 1991
Oggi dopo anni e anni di indecisioni, insicurezze, timori, ho deciso cosa voglio fare da grande. Voglio fare un bambino.
16 gennaio 1991
Mentre io penso a reinventarmi la vita, si odono in giro parole di morte. La parola guerra aleggia nell'aria, portando con sè l'odore e il sapore di una bocca impastata dal sonno e dall'alcool. E' assurdo come il destino degli uomini sia appeso ai fragili fili di un qualche patetico burattinaio pazzo. Eppure stanotte è giunta notizia: guerra. Senza speranze nè futuro dentro. E adesso lo faccio questo figlio?
17 gennaio 1991
No, questo figlio non lo faccio più. Una sola cosa mi consola. Che i venti di guerra servono a separare i saggi dagli imbecilli.
18 gennaio 1991
Si parla di armi chimiche. Chi propone di buttare la bomba atomica sugli stati nemici. Qualcuno teme che la guerra si allarghi a macchia d'olio. Un'immensa chiazza nera proprio in quel mare in cui andiamo di solito a bagnarci. E che vengano richiamati i nostri uomini a fare gli spazzini della Patria.
19 gennaio 1991
Questa guerra ancora distante geograficamente e così vicina e presente nei nostri pensieri. Ormai divenuta compagna del quotidiano ci sta condizionando l'esistenza. Se la guerra diventa mondiale... Le pareti delle nostre case crolleranno. I nostri uomini saranno trasformati in soldati. Noi donne con le nostre povere creature resteremo sole e abbandonate. A morire di fame, miseria e malattie, o di veleni chimici e atomici. La guerra ci è già esplosa dentro. E cambia la gente.
20 gennaio 1991
Anche il mio bambino parla della guerra. E quando sente la sigla del telegiornale mi chiama: "Mamma vieni, ci sono le notizie sulla guerra". Insieme abbiamo cercato sull'atlante i nomi e i luoghi di quei paesi sconosciuti. Di cui anch'io dai tempi della scuola avevo perso memoria. Mi riesce difficile ora rispondere alle domande del mio figliolo. Da che parte sta il giusto, il saggio, Dio?
21 gennaio 1991
Certa di saper raccontare ai miei figli la storia più vera, quella della povera gente. Adesso che si parla di guerra non so più cosa dire. E pensare che ho letto e ho anche studiato. So solo che non voglio la guerra e che amo la pace, l'intelligenza, l'umana ragione. Ma sono solo parole, in questi venti di guerra.
22 gennaio 1991
Ho deciso. Questo figlio lo faccio. D'accordo che c'è la guerra e che è un brutto momento. Che non esiste più niente di certo. Lo so che è da pazzi. Ma proprio per questo lo voglio! Ritorno a fare l'amore e le cose di ogni giorno. Non è indifferenza e rimango informata, ma la vita va avanti comunque. Non si deve fermare la speranza. E' questo il mondo che vogliamo raccontare ai nostri figli?
24 gennaio 1991
La guerra prosegue. Fino a quando non si sa. Le informazioni ci giungono censurate, centellinate, sterilizzate. Ed i silenzi imbarazzanti vengono riempiti dalle inutili parole degli esperti dell'ultimo momento. Quelli che con le loro facce noiose sproloquiano dai nostri teleschermi. Come invadenti pettegole di condominio. Si assomigliano un pò tutti questi anemici venditori di aria fritta.
25 gennaio 1991
Nel frattempo mentre si incendiano i pozzi di petrolio, alte colonne di denso fumo nero rischiano di affumicare, oltre che l'intero pianeta, anche Nostro Signore.
26 gennaio 1991
Oltre alla guerra pure la disgrazia. Il ricovero urgente all'ospedale di un parente mi impedisce di dormire. E così ascolto le ultime notizie sulla guerra. E comincio a pensare. Come si fa a raccontare la morte a un bambino? Per esempio la fine di una persona cara, a cui vuoi bene. Dover spiegare che non esiste più. Che non lo potrai mai più vedere. E come si può spiegare la morte di mille bambini? Le atrocità di una guerra. Le infamie commesse dagli uomini in nome di un diritto. Speriamo che non ci sia mai bisogno di spiegare niente.
27 gennaio 1991
Sembra un'immagine della Storia Infinita. Il Nulla che avanza e che divora nel vuoto tutto ciò che incontra lungo il proprio cammino. Il Nulla in questo caso specifico ha un nome, si chiama petrolio. Avanza nel mare e inghiotte vestendoli a lutto, pesci, uccelli e piante, ogni forma di vita. Anche questo è la guerra. Distruggere la flora, la fauna e la natura; inquinare cieli, mari e terre. E' una guerra cominciata da tempo. Quella di oggi ne è solo conferma. Questa è la guerra dello sporco denaro. E sempre in nome del dio profitto. Di fatto cambia soltanto il nome del dio.
28 gennaio 1991
Che tristezza le immagini di quegli uccelli acquatici dalle piume soffocate dal petrolio. Anche i suoni ci raccontano della guerra: il rombo dei bombardamenti, la stridula sirena lancinante, lamenti e grida. Vero, questa guerra ci arriva sterilizzata, chirurgicamente asettica. Poche sono le immagini di distruzione, morte, sofferenza. D'altronde sono davvero necessarie certe ciniche riprese? Si appellano al diritto di cronaca. Forse che non ricordiamo già più qual è il macabro volto della morte? Non si tratta di nascondere la testa sotto la sabbia per non guardare in faccia la realtà, ma di difendere l'ultima dignità che ci rimane. Il diritto di morire tra le mura di casa nostra. Nel sacro rispetto dell'umano dolore.
29 gennaio 1991
Stamane ho fatto il test di gravidanza: è risultato positivo. Il padre non sa ancora nulla ma forse ha intuito. D'altra parte nemmeno io ne avevo certezza, tra qualche giorno ne parleremo insieme. Nel frattempo mi sono buscata l'influenza e così posso almeno permettermi di starmene a casa tranquilla. A scrivere le mie notizie di guerra dai pressi di casa.
3 febbraio 1991
Ho appena saputo di questo figlio in arrivo e già mi vuole lasciare. Che abbia avvertito anche lui che tira una brutta aria di guerra? Il dottore mi ha detto di stare a riposo, va bene ubbidisco e non vado al lavoro. Ma a casa che faccio? Ascolto le notizie di guerra ma non mi riesce di scriverne. Poichè la nausea è più forte dell'arte. Intanto i bambini inventano poesie che parlano di pace.
5 febbraio 1991
In Italia il Papa tuona che la guerra può essere giusta. Non mi piace questo Santo Padre, disposto a sacrificare i suoi figlioli sull'altare dell'egemonia. La storia dell'umanità fu scritta da miseri Isacco a cui nessuno fermò la mano.
6 febbraio 1991
Non mi riconosco nella politica della sinistra. Compagni d'un tempo si parlava di modelli di vita, di cultura dei valori, di fede nell'umana ragione. E si era schierati dalla parte della povera gente, delle donne, dei bambini, di vecchi e malati di mente. Anche i drogati trovavano un posto nel cuore. Adesso che siamo sterilizzati, che ci hanno organizzato la vita, che tutto si è livellato, ci manca il respiro, abbiamo lo stress, soffriamo di un male insidioso. Si chiama nostalgia. Nostalgia di storie vissute, di progetti impossibili, di tante parole disperse che allora per noi avevano un senso. Parlavano di amore, di pace e di libere scelte. Il nostro struggente sogno americano era sito in una speranza. Il sogno dell'utopia.
23 febbraio 1991
Ho trascorso quasi una ventina di giorni coricata sopra al divano. Perchè ad ogni minimo movimento delle mie membra corrispondeva un'acuta contrazione allo stomaco. E così non ho potuto scrivere. Tutta presa com'ero dall'esplorare questa mia corporeità, tanto intima quanto improvvisamente indomita e selvaggia. E' strano come il malessere fisico a volte riesca ad annullare ogni velleità intellettuale. E pensare che la scienza è riuscita a fotografare e ricostruire l'identikit del colpevole dei miei malori. Si tratta nientemeno che di un fagiolo misurante quattordici millimetri, con residenza stabile e fissa dimora presso la cavità del mio utero. Questo mio figlio, o figlia, appena concepito... E già immortalato su carta patinata.
1 marzo 1991
La guerra è finita. E' esplosa la pace. Cominciano ad arrivare i primi resoconti, le cronache degli ultimi frammenti di guerra. Cantiamo pure vittoria per la fine di questa guerra. Ma non dimentichiamoci che nascosto in qualche angolo sperduto di mondo c'è sempre un bambino che piange. E mai sarà pace.7 ottobre 1991
Oggi è nata la mia creatura, cittadina del mondo.
Commenti
Posta un commento