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Visualizzazione dei post da ottobre, 2025

Batticuore al museo

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Anche questo sabato ci siamo riviste, piccolina. Ringraziamo il Cielo. Mi hai raccontato d'essere stata al cimitero a trovare la nonna, la prossima volta vuoi portarle delle lucine, poi hai aggiunto che la mamma ha pianto ma che era la tua nonna e non la sua. Entrata nella mia camera hai esclamato che avevo un bel letto, suppongo ti riferissi alle coperte perchè ormai lo conosci, ma è tanto che non ci dormi più e difatti hai espresso il desiderio di dormirci ancora. Mi hai narrato del tuo strano sogno raccomandando di non rivelarlo ai tuoi genitori, considerato che ti baciavi con un compagno di scuola ma eravate già grandi, nel futuro come mi hai spiegato. Abbiamo giocato a Scale e serpenti e alla torre di gravità. E ripetuto il rituale del trenino per andare in bagno, con te che cantavi a squarciagola la filastrocca. Ti ho ricordato che tra pochi giorni andremo a vedere lo spettacolo di Frozen sul ghiaccio, mi hai confidato che avresti piacere che venisse pure la mamma, infatti da...

Amorevole segreto

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Sabato sei arrivata chiamandomi per le scale e informandomi che il papà era influenzato. Difatti dalla nonna ti ha accompagnato la sua fidanzata, gentilissima. Tu invece stavi bene e speravi di andare in serata a cena dalla zia perchè veniva pure il nonno. Poi mi hai confidato che temevi che lui piangesse per la perdita della moglie. Come ogni volta hai domandato se la nonna defunta era più giovane o vecchia rispetto a me. Alla mia risposta hai ribadito che comunque era ancora giovane per morire. Il candore della verità. Mentre disegnando guardavi i cartoni animati mi hai rivelato che il tuo amore era tuttora Mario. Un amore nato all'asilo e mai sopito. Un pò rattristata hai aggiunto che però non piaceva alla mamma. Ho replicato che doveva piacere a te e non ai genitori. Non parevi del tutto convinta tuttavia come sempre abbiamo custodito l'amorevole segreto. Chissà se un domani vivrai davvero questo sentimento o rimarrà solamente il dolce ricordo di un affetto infantile. E se ...

Quale libellula

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Oggi quando sei giunta avevo in serbo per te una piccola sorpresa. Il castello di Frozen da costruire coi mattoncini Lego. Così finalmente ti ho rivista giocare. E più tardi daccapo hai voluto fare il trenino cantandone la canzoncina. Poi ridendo quando in bagno mi hai domandato come riuscissi a farmi la doccia con lo stendino dentro, ovviamente removibile! Insomma pian piano stiamo ritornando alle nostre vecchie abitudini d'un tempo. Finalmente sei di nuovo serena. Mi hai raccontato che presto accoglierai altri due micetti, stavolta a casa della mamma. Nel pomeriggio è venuta a prenderti tua madre. Non ci guardavamo quasi in faccia, non so se per imbarazzo o altro. Anche il dialogo era stentato. Qualcosa si è rotto, spezzato. Forse la sua attuale famiglia allargata le colmerà il senso di vuoto. A me lo stai riempiendo tu. Non ti domando niente della mamma e nemmeno tu ne parli. Dimodochè non ci sbagliamo entrambe. Conservo nel cassetto i tre biglietti prenotati da tempo per lo spe...

Nulla come prima

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  Ciao nipotina. Hai avuto una piccola ricaduta e quindi ho voluto vederti, almeno in videochiamata. I medici dicono che sei guarita e stai bene. Da remoto abbiamo giocato con gli effetti e i filtri del cellulare. Le orecchie e il nasino, la pioggia e la neve, lo sfondo alle Hawaii. Le finte lacrime sul visino mentre cantavi al microfono posticcio una canzone al momento improvvisata sulla scomparsa della nonna. Di vero c'erano le parole dedicate di malinconia e nostalgia. Ogni volta che ci guardiamo distanti ritorna il ricordo della nonna e non vuoi più terminare la chiamata. Forse associ il distacco, l'allontanamento, uno infinito l'altro percepito, come una scena in dissolvimento.  Anche nel giorno del compleanno di tua madre si avvertiva il gelo e la tensione. Come Elsa, ho colpito la mamma con un raggio di ghiaccio. Ed ora per proteggerti vivo isolata nel mio castello sigillato. Ancora non puoi essere la mia piccola Anna, purtroppo. Al principio di questo gelido inverno...

Il trenino della nostalgia

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  Finalmente dopo un mese ci siamo riviste io e la mia nipotina. Sembra che stia bene ma mi è parsa un pò spenta, offuscato il candore dell'infanzia. Il suo mondo di stelline e unicorni svanito nel nulla. Come se si fosse resa conto che non sempre mamma papà e i nonni, possono proteggerla dalle cose brutte come la malattia, il bisturi, l'ospedale.  Non desidera più vedere la sua serie preferita di cartoni animati. A Babbo Natale non vuole chiedere niente perchè dice che ha troppi giochi. Nemmeno la zaino nuovo che tanto voleva per la scuola ora non le interessa, poichè la mamma non vuole chiarisce.  Per tirarla su di morale le propongo il gioco che facevamo quando era piccola, il trenino recitandone la filastrocca.  E rammentandole i tempi felici e i bei ricordi.  Allora mi racconta quando andava dalla nonna che spesso le cucinava le buonissime tagliatelle e lei saltellava per casa cantandole la canzone delle tagliatelle di Nonna Pina. Poi aggiunge che adesso ch...

Le nonne sognando

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Oggi è la festa dei nonni. E sul calar della sera, il telefono resta muto. La mia nipotina non chiama per farmi gli auguri, d'altronde ha sette anni e non possiede un cellulare. Talvolta gli adulti sono più feroci delle belve. Da un mese non vedo la mia nipotina. Sicuramente avrebbe fatto per me uno di quei bei disegni che sa fare lei, da darmi in dono. Almeno una giovane amica si è ricordata e mi ha porto gli auguri, pertanto mi consolo. Stasera i miei sentimenti spaziano da rabbia a delusione, tristezza e amarezza. Non merito tanto livore e indifferenza. Sono serena con me stessa, non avverto l'esigenza di supporto, ho già passato le peggiori vicissitudini nella mia vita. Bocciata nel ruolo di madre, mi auto promuovo in quello di nonna. Sono una buona e brava nonna. E niente e nessuno mi allontanerà dalla mia nipotina. La forza di resistere e lottare me la dà lei. All'ultima videochiamata non voleva più distaccarsi, probabilmente sente la mia assenza, certamente non per c...

Vigile attesa

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  Novembre 2020 Mia figlia, dopo un corso e uno stage in una residenza per anziani, finalmente ha un contratto a tempo determinato. E subito dopo scoppia la pandemia. Mia figlia ama il suo lavoro, si affeziona ai suoi nonni, come li chiama lei.  Malgrado la paura del virus non manca un giorno dal lavoro. Poi arriva il sospirato contratto a tempo indeterminato. Mia figlia non lesina sul collaborare per garantire la tutela nella struttura, si presta al ricevimento dei parenti, disinfetta col gel le mani agli anziani cambiandosi ogni volta i guanti. E poco dopo giunge la seconda ondata di pandemia. Comincia ad essere preoccupata: sei nonni febbricitanti e in isolamento; alfine arriva l'esito dei tamponi e si riscontra la positività al virus. Anche mia figlia risulta positiva sintomatica. Trascorre l'isolamento in casa, senza cure né terapie, contiamo i giorni di angoscia e terrore, con la speranza che vada tutto bene. Perchè nessun medico si reca a visitarla, nè il medico di base...

1991 Venti di guerra

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15 gennaio 1991 Oggi dopo anni e anni di indecisioni, insicurezze, timori, ho deciso cosa voglio fare da grande. Voglio fare un bambino. 16 gennaio 1991 Mentre io penso a reinventarmi la vita, si odono in giro parole di morte. La parola guerra aleggia nell'aria, portando con sè l'odore e il sapore di una bocca impastata dal sonno e dall'alcool. E' assurdo come il destino degli uomini sia appeso ai fragili fili di un qualche patetico burattinaio pazzo. Eppure stanotte è giunta notizia: guerra. Senza speranze nè futuro dentro. E adesso lo faccio questo figlio? 17 gennaio 1991 No, questo figlio non lo faccio più. Una sola cosa mi consola. Che i venti di guerra servono a separare i saggi dagli imbecilli. 18 gennaio 1991 Si parla di armi chimiche. Chi propone di buttare la bomba atomica sugli stati nemici. Qualcuno teme che la guerra si allarghi a macchia d'olio. Un'immensa chiazza nera proprio in quel mare in cui andiamo di solito a bagnarci. E che vengano richiam...

Non ho fatto niente

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Agosto 2009 Non ho fatto niente. Cominciò all'asilo dalle suore, a cinque anni, odio le suore ipocrite e non cristiane. Dal cuore serrato, come la sala giochi aperta solo una volta all'anno per la foto da vendere ai genitori. Quel ben di Dio di giocattoli, pupazzi, il telefono, che come ET avrei chiamato casa, per dire portami via. Il primo giorno d'asilo non volevo stare, all'epoca la pedagogia famigliare era assai basilare, il mio inserimento fu uno schiaffone e muta. Le suore ci portavano una volta alla settimana a vedere i filmini dei santi, ma come le scimmie tiravano i capelli, ed io facevo finta di dormire trattenendo il respiro, affinchè non s'accorgessero di me. Ce n'era una particolarmente cattiva, baffuta e grassoccia, una virago in tonaca che ogni spillo che conficcavo nella spugna per comporre un disegno traforato, l'avrei piantato in quel flaccido deretano, quale rito vudù. Per un anno feci lo sciopero della parola e la protesta del silenzi...

Piccola ape furibonda

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Settembre 2008 Ho sempre odiato il grembiule col fiocco rosa caramellato. La mia carriera sociale ha inizio dall'asilo, non mi piacevano le suore, il minestrone, i filmini sui santi, la stanza dei giocattoli aperta solo per la foto di rito annuale. Trascorso l'anno autistico da moschina in balia delle vedove nere spose di Cristo, passai alla scuola elementare. Le scuole medie le ho trascorse timidamente e impegnandomi a misurare mammelle e brufoli, poi finalmente alle scuole superiori ho intrapreso il percorso da brava bambina a cattiva ragazza da otto in condotta. Erano gli anni Settanta, tempi non di bullismo come adesso ma di rivoluzione almeno sognata, per cui a scuola il giudizio sul comportamento ed il voto conseguente erano esponenziali al livello di ribellione. Ho incontrato maestre e professori buoni e cattivi, insegnanti bravi e inetti, chi in classe leggeva il giornale e chi si grattava i gioielli sbirciando le cosce delle studentesse, qualcuno mi ha fatto amare ...

Principessa in soffitta

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Gennaio 2008 Ci ho messo un anno intero a finire di pagare bollette, bolli, tasse, conti della spesa, affitti, rate condominiali, libri di scuola. Nuovi testi di economia aggiornati ancora alla lira. Nel frattempo ho già ipotecato i prossimi dieci anni lavorativi ad un tasso usuraio. Sebbene sia vero che coi soldi non si compra tutto, comunque ci si cura la salute, si va ad una mostra, un concerto e a teatro; si legge un quotidiano, si paga la connessione a Internet; o si raggiunge l’amore lontano pagando un biglietto del treno. Nel ruolo di genitore ci si può permettere di far studiare i figli, di non farli lavorare sfruttati e sottopagati, si può comprare quel jeans che a loro piace tanto, oppure acquistare qualcosa per sè per sentirsi piacenti e giovanili. Oltremodo si possono avere occhi sereni con cui guardare l’alba. Perlomeno anche per questo mese si dorme sotto un tetto, c'è caffè in abbondanza e sessanta zuccherini, che suddivisi per trenta fanno ben due zuccherini quotidi...

Lucido ardore

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Dicembre 2010 Il problema reale della crisi economica è che se un tempo c'erano le classi sociali, la gente vi si riconosceva, e sapeva da che parte collocarsi. Mio figlio trentenne, disoccupato, discutendo di politica mi ha detto che secondo lui solo dieci anni di crollo stile Argentina può risollevare l'Italia, aggiungendo che approvava i ministri della destra che erano contro i dipendenti pubblici. Nell'acceso confronto, il figliolo ha poi ammesso di essere influenzato dalle televisioni. Ho ribadito a mio figlio che a cinquanta anni non mi sento, non sono affatto privilegiata. Meglio preghi che la mamma resti ancora in salute e non venga licenziata. Che si inquieti invece per uno Stato assente che ghermisce e affama con trattenuta alla fonte i lavoratori dipendenti. Altresì senza stigmatizzare coloro che guadagnano onestamente, permettendo alle nuove generazioni di ascoltare seduti sul divano minchiate in televisione. Alfine ricordandosi sempre che non vi è dedizione più...